Claudio
Claudio ha 8 anni quando la madre non riesce più a prendersi cura di lui.
Viene affidato al reparto cerebropatici del Burlo, di fatto un manicomio per i piccoli, dentro l’ospedale infantile di Trieste.
Claudio è socievole e generoso, ama i contatti interpersonali, ma sa anche farsi valere; a volte la sua insoddisfazione o contrarietà emerge con violenza, salvo rientrare con una richiesta di pace disarmante.
Nonostante sia costretto a muoversi in carrozzina è ovunque nell’ospedale, con appresso l’immancabile radiolina accesa. La sua voglia di rapportarsi con il mondo esterno è tale che gli operatori del CEST, nella battaglia per la conquista di una carrozzina, all’inizio della nuova vita, lo portano fuori dalle mura dell’istituto a bordo di un passeggino Chicco.
Ci vorrà molto impegno per ottenere diritti che all’epoca erano inimmaginabili, ma alla fine Claudio smetterà di passare di braccia in braccia per salire e scendere da un pullmino e per andare al bagno o a letto.
Arriveranno una carrozzina su misura, la pedana per il pullmino, una macchina con l’allestimento personalizzato e poi, dentro casa: la vasca, il letto e il sollevatore, strumenti che Claudio impara a gestire con competenza tale da trasmetterla ai nuovi operatori.