Giorgio
Giorgio non ha mai avuto una famiglia tradizionale.
Non ha un passato fuori dall’istituzione e dentro l’istituzione comincia il suo percorso di vita.
Giorgio in tutta la sua vita ha potuto contare solo sulle sue risorse personali.
Sonia, sua coetanea, all’epoca infermiera del Burlo, diviene la sua prima tutrice. Giorgio è afasico, non è quasi in grado di parlare, ma ancora oggi quando si riferisce a lei, la chiama mamma.
Con l’uscita dall’ospedale, gli si apre un mondo: segue corsi di logopedia e impara a pronunciare alcune parole, poche ma significative, contro ogni pronostico.
Dentro la sua prima casa assume il ruolo di uomo di fatica, lo stesso ricoperto anche all’interno dell’ospedale, ma è ora una fatica da cui trae finalmente gratificazione e risposte d’affetto.
Impara a raggiungere da solo il Centro diurno prendendo l’autobus, prende il caffè al bar vicino a casa che raggiunge in autonomia.
Acquisce un’identità sociale e la rivendica.
Gli anni passano e a alcuni spazi di autonomia bisogna purtroppo rinunciare in ragione della sicurezza, ma Giorgio non ha perso il gusto dell’esperienza, della convivialità, dell’uscita in mezzo alle persone. Della libertà.